Durante compiutamente quel cosicche precede e attraverso certi seguente aspetto ora tralasciato attraverso motivi di stringatezza, l’autore etneo resta principalmente un fomentatore ignoto, piu in la che mal pubblico (31), verso tutto facilitazione del coevo Meli, da di continuo osannato e atto appena il piuttosto puro entro i poeti siciliani settecenteschi (32) oppure, nonostante, quale artefice piu importante (33) – allo stato dell’arte, solo Michele D’Agata, en revanche, ha annotazione affinche Tempio periodo «il oltre a ingente menestrello di Sicilia di tutti i tempi» (34) –. Questi fece il proprio viaggio e fu ben insolito da esso tempiano (per paese frequentato, attraverso lingua(ggio), in poetica, attraverso “mondo” evocato letterariamente, a causa di intenti). Tratti intrinseci molto diversi attraverso loro fanno tanto affinche le due figure non possano risiedere granche mietitura a riscontro (35). Tuttavia, verso volte sono stati dati giudizi affrettati ed inopportuni (36). Durante caratteristiche tutte sue, basilica e ceto senz’altro un aedo solo e verso cio stesso bravo di richiamo. Talora cio e verificatosi, ciononostante durante varieta la argomentazione e stata la sua damnatio memoriae e l’esaltazione di Meli. Va solo qui precisato modo non solo governo espunto dalla apparenza del rimatore di Palermo il evento affinche anch’egli scrisse alcune composizioni dai tratti sicuramente pornografici (37), i quali fanno di lui un artista «per pesa e durante livello (…) osceno quanto il Tempio» (38), mezzo ha affermato Di Maria: esse sono assenti nei volumi dedicati all’opera dell’autore con disputa. Strano, e altresi importante, e il fatto affinche per una antologia di composizioni il redattore critico si sia costo alua impensierito di controllare il trattato di alcune poesie affinche egli uguale dichiaro maniera oscene, tuttavia delle quali forni i titoli (39). Le ricerche condotte fin in questo luogo hanno concesso di rintracciarle, ma non tutte, sopra un capienza (40) edito sopra Italia e in un altro (41) divulgato all’estero. Oltre a cio, non mancano i versi irriverenti (42).
Sopra argomentazione, verso diversita di una porzione dei giudizi dati da coloro cosicche hanno avvicinato nel opportunita il aedo etneo e ancora altrimenti dal “mito” popolare tuttora attuale nella civilizzazione catanese, si colgono con semplicita una poetica e una lavoro chiaramente piu ampie riguardo all’elemento aspro
Non sono lontani dal vero tanto Santi Correnti in quale momento affermava affinche chiesa «e, con tangibilita, piuttosto addotto che letto, piuttosto celebre verso sentito dire (spesso insieme macroscopiche deformazioni), cosicche gustato a causa di attento abbozzo» (43), tanto Cali nel arguire in quanto «continua a risiedere il vate oltre a insultato e diffamatorio della nostra evo» (44). Cosi, si pone una volta di ancora la indigenza di correggere il giudizio sul vate. Che sosteneva Pietro Schepis, la “pornografia” e un «cliche logoro» (45), cosicche va rivisto durante appoggiare Tempio nella prospettiva cosicche oltre a gli compete, durante fargli recuperare il posto cosicche gli spetta nella storia letteraria italiana e attraverso ridargli quella identita e individuale in quanto da perennemente risulta offuscata.
Cfr. V. Di Maria, cattedrale, corrente ignorato, per S. Cali -V. Di Maria, Domenico chiesa e la poesia del favore, vol. II, G. Di Maria editore, Catania, 1970, pp. VII-LXXVI.
Alcune opere, verso accingersi dal componimento La fame, testimoniano l’orientamento di Tempio titubante frammezzo a un riformismo misurato di una gloria giacche pretese al momento buono illuminata e unito disincanto successivo al languente ceto delle cose.
Il rinvio e, ad caso, alle opere del marchese De Sade; al narrazione Therese philosophe – vi sono incertezze sulla paternita, di acrobazia con acrobazia attribuita verso Diderot oppure per Jean-Baptiste de Boyer d’Argens –; per Histoire de Dom B
Giulio Natali defini Tempio il «Baffo della Sicilia»: cfr. Il Settecento, ritaglio I, in scusa letteraria d’Italia, dimora Editrice Dottor Francesco Vallardi, Milano, 1955, p. 621.